venerdì 4 luglio 2014

Il racconto di un ragazzo che non c'è più. #16

16.

Si svegliò strano quella mattina, si accorse appena aprì gli occhi di avere un sorriso stampato sulla labbra, si alzò dal letto spinto da un qualcosa che non sapeva bene cos’era, non riusciva a intravederne il viso. Ripensò alla sera precedente sorseggiando un caffè amaro, la sfumature del suo aroma avevano un sapore nuovo, ricordavano le note dolci del profumo dei capelli di Amelie, quasi spezziate, come quel fare un po’ stravagante che aveva, particolare.

Quando pensava a lei gli veniva voglia di viaggiare, ogni volta che le guardava il viso vedeva espressioni e fisionomie di paesi lontani. Con lei avrebbe voluto prendere e partire, da un giorno all’altro, senza dare spiegazioni, riempire uno zaino delle prime cose che gli capitavano in mano e salpare. 

S’immaginava di passeggiare attraverso un vicoletto stretto e luminoso di un paesino spagnolo, o essere svegliati dal vento gelido che solca le acque di uno dei tanti laghi del nord. Lui sentiva una nuova voglia di vivere crescere dentro man mano che i giorni passavano, ne sentiva l’odore, come quando sua mamma infornava nei pomeriggi nuvolosi una torta, quel nuovo sentimento che percepiva dentro aveva lo stesso dolce profumo di vaniglina e fialette di aromi agli agrumi, respirava una nuova aria. 

Con l’ultimo sorso di quella tazzina di caffè terminò anche il suo viaggio, si ritrovò in mutande seduto in cucina, aspirando forte la sigaretta che aveva appena acceso e con il cellulare nell’altra mano, dopo aver appena inviato un messaggio ad Amelie.

G.R.

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