sabato 7 giugno 2014

Il racconto di un ragazzo che non c'è più. #12

12.

Ora lui ed Amelie si vedevano spesso, se passava troppo tempo senza che la vedesse, lui ne sentiva il bisogno, gli veniva una specie di malinconia delle labbra di Amelie che riuscivano sempre a far uscire parole che in un modo o nell'altro rendevano migliori le sue giornate. 

Si trovavano sempre ad una fermata dell'autobus vicino all'entrata di quel parco dove lui ed Elisa avevano passato giornate bellissime, a metà tra casa di lui e quella di Amelie. A loro quel posto piaceva chiamarlo il “loro posto” e quando si mettevano d'accordo per trovarsi, uno dei due scriveva all’altro su di un messaggio “Ci troviamo al nostro posto.”, questo a lui suscitava sempre un sorriso lieve.

Intanto lui ed Elisa incominciavano a sentirsi di nuovo, non come una volta, solo qualche messaggio al giorno, lei diceva che gli mancava parlare con lui, e anche se non lo ammetteva anche a lui mancava. Era sezionato a metà, da una parte sentiva ancora il bisogno di tentare ancora con Elisa, dall'altra c'era l'immagine di Stefano che anche se sempre più sfuocata rimaneva fervida nella sua mente. Decise allora di confessare tutto ad Elisa e di farlo scrivendole una poesia, un addio scritto su un foglio di quel quaderno su cui lui aveva iniziato a scrivere la sua prima poesia. 

Era notte, e reso insonne dal pensiero di questa poesia si mise sul balcone a fumare una sigaretta. C'era la luna piena quella notte, e lui aveva sempre avuto un debole per l'atmosfera che si crea le sere in cui quell'immenso punto luminoso attira a sé i pensieri di tutte quelle persone un po' romantiche o forse tanto stupide che a naso in su ammirano quello spettacolo. Fu questione di un secondo o forse meno, il tempo di consumare una boccata di fumo e vedere la sua sigaretta morire in uno sbuffo rosso di fuoco, scrisse:

La foto (ma non devi piangere, mai.)

Sono scelte per non
morire,
ma alla fine si muore lo stesso,
solo in modo diverso.
Sono le persone
giuste,
incontrate nei momenti sbagliati.
Sono cicatrici che
bruciano,
testimoni di questa guerra senza
vincitori.
Sono pensieri che ti aprono la testa,
e te l'incollano agli occhi
questa realtà.
Sono l'ennesimo
cielo crollato,
da portare in spalla
senza fiatare.
Sono mille lune che non brilleranno più,
un'altra notte buia.
Sono parole che sfumeranno,
cadranno nel rumore di
silenzi infiniti.
Sono ricordi che accosteranno strade diverse,
sole.
Sono pagine che vengono bruciate,
profumi che chiameremo
nostalgia.

Sono due occhi color verde indelebile,
che non mi lasceranno mai.


La concluse in pochi minuti, era già dentro di lui, come una bomba che aspettava solo di essere accesa, scoppiò. Così si ritrovò vuoto, seduto sul balcone con le gambe penzolanti nel vuoto che separava il primo piano di casa sua dall'asfalto. Dopo averla scritta penso subito di gettarla via, di bruciarla, ma non lo fece, era ciò che avrebbe sempre voluto dire ad Elisa. Nascosto dietro quelle parole c'era quel sentimento che gli era nato dentro poco a poco, mischiato con quella disillusione che era sempre sua compagna. Aspettò, una notte intera, pronto a vedere cosa sarebbe successo il giorno dopo, quando avrebbe dato il suo addio ad Elisa.


G.R.

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