venerdì 4 aprile 2014

Il racconto di un ragazzo che non c'è più. #3

3.

Le giornate si rincorrevano uguali, sempre lo stesso cielo, sempre la stessa aria, si sentiva quasi mancare il fiato, è come avesse una forma di claustrofobia per il mondo, per tutto quello che intorno sembra prendersi gioco di lui. Erano poche le cose che sembravano provare a cambiare tutto questo, ed erano le amicizie con Stefano ed Elisa, due persone che si amavano, ma non potevano. Tre storie tanto simili da essere diverse le loro, tre persone talmente differenti da incastrarsi. Era estate quando Stefano gli disse “noi diventeremo migliori amici, ne sono certo.”, una frase che lo colpì molto, uno spruzzo d’insolito nel grigio, un’anomalia. Era da poco che si parlavano, ed altrettanto poco tempo passò prima che quella frase diventasse realtà.
Illuminavano le spente serate della loro città urlando sottovoce i loro sogni, e si perdevano i loro sguardi in quegli orizzonti. Si aiutavano a restare a galla. Lui riusciva a non pensare con Stefano, riusciva a mettere da parte quei massi che aveva in testa. Sentiva parole simili uscire dalla lingua di quelle due persone che gli stavano vicino, e le filtrava cercando di dare a loro quello che lui non era mai riuscito ad avere. Quello che aveva imparato a sue spese lo riversava su Stefano ed Elisa, consigli, poesie e musica, ma sembrava quasi che alla fine quei due lo facessero apposta a farsi del male. A volte il dolore mantiene svegli, a volte è meglio che non sentire nulla, a volte sentire una ferita che brucia ti fa sentire vivo.
Stefano era, è, e probabilmente sarà sempre innamorato di Elisa, la prima ragazza che ha lasciato una cicatrice sul suo cuore, il primo vero bacio, il suo primo sogno. Era un sentimento maledetto il loro, poteva sembrare che non c’era, ma poi se si guardava attentamente era sempre lì, un ammasso di fili sottili che collegavano un cuore all’altro. Impossibile e per questo indistruttibile, nemmeno il tempo poteva scalfirlo, ma la vita è riuscita a tenerli lontani. Lui vedeva Stefano spegnersi quando si allontanava da lei, e riaccendersi quando si riunivano, erano come delle calamiti, si poteva mettere di tutto tra di loro, ma in un modo o nell’altro si sarebbero scontrati di nuovo. Baci clandestini, amore che usciva dalle loro bocche, i loro occhi che si mischiavano creando un colore nuovo, ma tutto questo era un istante rispetto al vuoto della loro lontananza.


L'amore di un amico

Le tue parole piene di lei
riempiono
giornate grigie dandogli
un colore.
Paranoie fumose riempiono
la tua mente
minando i tuoi sogni.

Ma pensi non abbia visto
i tuoi occhi
illuminarsi
incrociando i suoi?

Parole pesanti escono dal tuo
cuore
che grazie a lei batte
scandendo
giornate passate ad aspettare il
momento in cui

le vostre labbra si sfioreranno.
Momenti eterni
che superano tutte le domande
che ti poni.

Ho sprecato metafore fredde
per spiegarti quello che ho imparato,
e tu le hai scaldate
dandogli un senso che potevo solo
immaginare.
Le parole che escono
dalla tua bocca non cadono
vuote
sono le più piene che abbia mai sentito.


Di tutto quello che gli accadeva era uno spettatore pagante, e ciò che doveva pagare era il tempo che stava passando. Anni buttati in poesie scolorite, anni persi ad amare chi non lo meritava, è sempre stato così, troppo buono o forse troppo stupido per questo mondo. Versi spenti gli scorrevano nelle vene, perché alla fine la poesia è dolore, è la voglia di voler cambiare qualcosa che ti fa sentire male. Tutte le cose belle nascono dal brutto, è come se soffrire rendesse il terreno fertile, è come se dal letame nascessero i fiori.
Aveva perso la voglia di mandare sangue al cuore, aveva il naso impregnato di quel profumo tanto da averne il voltastomaco. A distrarlo da tutto questo c’era Stefano, loro potevano capirsi solo guardandosi negli occhi, potevano prevedere ciò che l’altro stava per dire, ma non sempre si dicevano tutto. Era solo una la cosa che Stefano non sapeva, ed era che il suo migliore amico era diventato lo stesso per la ragazza che amava. Non aveva previsto tutto questo quando gli aveva chiesto di scrivere ad Elisa per sapere qualcosa in più di quello che pensava, lui inizialmente aveva risposto di no, ma poi aveva ceduto, quella stessa sera le aveva scritto e a notte inoltrata, dopo averle parlato, ricevette un messaggio: “Va bene, se non posso sentire Stefano, scriverò a te.”. Questa fu quasi la stessa previsione che Stefano aveva fatto a lui, e anche questa dopo poco si avverò. Inizialmente in questa amicizia si parlava di Stefano, poi sempre meno, finché non ne rimase solo qualche traccia, ma nonostante tutto era sempre collegata a lui, era come un triangolo, Stefano, Elisa e lui, in mezzo.

Quando pensava ad Elisa gli veniva in mente quel ponte dove molte volte si erano fermati a parlare, a metà strada tra le loro case, si ricorda quando in estate si fermarono lì fino a notte fonda, con di fronte la luna, senza stancarsi, senza avere altri fini se non parlare, scherzare. Gli tornano in mente le passeggiate con il suo cane e lei, quelle ore al parco dove il tempo volava. A pensare a Stefano invece gli veniva in mente le loro storie tanto simili, quei pomeriggi insieme passati a parlare invece che a studiare, gli venivano in mente le loro litigate, quando i loro due caratteri così diversi si scontravano, quando uno dei due urlava in faccia all’altro tutti gli errori che stava commettendo. Lui viveva così, tra due amicizie fondamentali, di cui una segreta, ma non era perché volesse far del male a Stefano, era perché non voleva trovarsi davanti alla condizione di dover scegliere tra l’una e l’altra, sarebbe stato l’ennesimo sgambetto della vita. Era come se stesse in mezzo a due strade, la sua tutta malmessa e quelle affianco a lui troppo diverse tra di loro, un giorno viveva su di una, il giorno dopo si trasferiva sull’altra. 


G.R.

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